Accanto a momenti di crisi economica come quello attuale, un fattore principale di rischio per un imprenditore o un lavoratore autonomo, sono i tardivi pagamenti o ancora peggio l’eventualità di non essere pagato. Diciamolo subito, non c’è niente di peggio nel dover inseguire un cliente per farsi pagare il lavoro svolto.
Tardivi pagamenti e degli insoluti si verificano sempre con maggiore frequenza soprattutto in questo momento di stasi economica e ottenere l’effettivo incasso è diventato uno spauracchio che mina le basi di molte imprese in salute.
La crisi economica e la mancanza di liquidità nel sistema economico sono stati causa effetto dei tardivi pagamenti e degli insoluti. Le banche, infatti, hanno chiuso i rubinetti del credito rendendo difficile la vita a molte aziende abituate a lavorare con affidamenti che sono stati ridotti o peggio revocati.
Se per aziende di grandi dimensioni gli insoluti possono essere considerati “fisiologici”, per piccole realtà imprenditoriali, possono bastare uno o due clienti “sbagliati” per creare un circolo vizioso e ritrovarsi in poco tempo in forti sofferenze a catena difficili da gestire.
Gli Insoluti, infatti, creano circoli viziosi di liquidità, specialmente per piccole realtà imprenditoriali, generando illiquidità nella gestione corrente e originano ritardi e insoluti a catena. Un insoluto può cosi ingenerare a livello generale crisi sistemiche di interi segmenti e indotti produttivi che in breve tempo possono passare dalle imprese alle famiglie.

Un ulteriore beffa legata ai mancati pagamenti si ha a livello fiscale. Mentre liberi professionisti fiscalmente seguono il regime “per cassa”, per cui la fattura deve essere emessa a pagamento ricevuto. Nella prassi i professionisti invece di emettere fattura presentano al cliente fatture proforma ovvero un documento privo di valore fiscale, ma che vale come richiesta di pagamento.
Il problema è soprattutto per le Aziende che sono soggette fiscalmente al regime della Competenza. Le fatture emesse prima di essere incassate, fiscalmente sono considerate componenti positive di reddito (ricavi) e pertanto imponibili. L’IVA ( salvo i casi in cui è possibile di emettere fatture con imposta ad esigibilità differita o per cassa) segue lo stesso discorso, per il meccanismo della rivalsa deve essere versata all’erario, anche se non è stata incassata (iva a debito). In sintesi oltre al danno la beffa: le tasse vanno pagate anche se il cliente non vi paga!
Si ricorda che la fattura va emessa quando l’imposta diventa esigibile, e cioè al momento di effettuazione dell’operazione. Esso corrisponde alla data di consegna o spedizione per le cessioni di beni mobili; alla data di stipulazione del contratto per le cessioni di beni immobili, e alla data del pagamento del corrispettivo per le prestazioni di servizi.

Il rimedio per ridurre il rischio degli insoluti è di prevedere chiaramente nel contratto, l’oggetto della prestazione e i reciproci obblighi, puntualizzando i termini e le modalità di pagamento.
Con riferimento al pagamento in base al settore al bene e al servizio, ove possibile è opportuno richiedere il pagamento anticipato o almeno un acconto (per le spese vive, le materie prime, acquisti etc etc.) quale prima garanzia di riuscire effettivamente ad incassare parte di quanto concordato. In relazione alla complessità del lavoro è doveroso richiedere successivi acconti in funzione dell’avanzamento del lavoro stesso. Un Ulteriore rimedio è di evitare di far crescere il credito vantato nei confronti del cliente, perché se non paga gli importi piccoli difficilmente pagherà gli importi grandi.
In un clima rovente capire di chi ci si può fidare è indispensabile circondarsi di partner, collaboratori e clienti affidabili, di persone serie sulle quali si possa contare, che sappiano il valore di un accordo e che diano importanza al nostro lavoro.
La fortuna di un’attività non dipende dal numero dei clienti ma dalla loro qualità. Quindi ove è necessario sfoltire i clienti che non pagano in modo da avere pochi clienti ma affidabili.