Con un mercato del lavoro in forte crisi come quell’attuale, in cui vige la norma della precarietà (o pardon della flessibilità) è normalissimo che un lavoratore nel corso degli anni possa aver cambiato non solo lavoro ma anche ente pensionistico e che abbia contributi versati in diverse gestioni previdenziali.
Disoccupati, stagisti, interinali e co.co.pro sono un fenomeno sociale preoccupante e rilevante, le cui conseguenze si fanno sentire nell’immediato ma anche nel futuro. Nella situazione attuale è possibile quindi che il lavoratore non abbia maturato il diritto alla pensione piena in nessun ente di previdenza.
Siamo abituati a pensare a temi come quello della pensione soltanto quando ci avviciniamo all’età pensionabile: il tema è percepito come complesso e dagli orizzonti davvero molto lontani, specialmente dagli under 35. La pensione si costruisce in età lavorativa per il momento in cui usciremo dalla forza lavoro per entrare in quello dei pensionati.
Per trovare rimedio ad un circolo vizioso creato da un mercato del lavoro incerto e un mondo della previdenza attualmente insostenibile, il legislatore ha introdotto e modificato nel tempo alcuni istituti previdenziali. Vediamo di conoscere meglio questi strumenti e capire a chi interessano.
La totalizzazione dei periodi assicurativi
La totalizzazione è un istituto in base al quale il soggetto iscritto a due o più forme di assicurazione obbligatoria ha la facoltà di utilizzare, sommandoli, i periodi assicurativi maturati, al fine di perfezionare i requisiti richiesti per il conseguimento della pensione di vecchiaia, di anzianità, di inabilità ed indiretta.
La totalizzazione può essere utilizzata da tutti i lavoratori: dipendenti, autonomi e liberi professionisti, ed è completamente gratuita, a differenza della ricongiunzione, che spesso è onerosa.
Con la totalizzazione i contributi versati restano accreditati presso le originarie casse e/o gestioni e pertanto l’ammontare finale del trattamento pensionistico è dato dalla sommatoria delle singole quote di pensione, calcolate secondo le differenti regole della cassa e/o gestione.
Ogni gestione calcola la pensione sulla contribuzione complessiva e liquida la quota di pensione di sua pertinenza, in proporzione all’anzianità assicurativa e sulla base dei requisiti e dei criteri stabiliti nel proprio ordinamento.
I trattamenti liquidati costituiscono nel complesso una sola pensione, che è soggetta a rivalutazione e può essere integrata al trattamento minimo, con onere a carico della gestione che eroga la quota di maggiore importo.
La domanda per conseguire la totalizzazione va presentata dal lavoratore all’ente gestore della forma assicurativa a cui ha versato gli ultimi contributi.
La ricongiunzione dei periodi assicurativi
Un altro istituto previdenziale è la ricongiunzione dei periodi assicurativi. L’istituto della ricongiunzione permette ai lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e autonomi, che sono in possesso di più contributi presso differenti gestioni previdenziali, di unificarli per ottenere la pensione da un unico ente.
La ricongiunzione è la possibilità, per un lavoratore che ha versato contributi in casse previdenziali differenti, di unificare le sue posizioni assicurative, in modo da avere un’unica pensione erogata da un solo ente previdenziale.
La ricongiunzione permette il trasferimento materiale dei contributi da una cassa e/o gestione ad altra, quindi tutti i contributi vengono utilizzati secondo le regole della cassa presso la quale sono stati ricongiunti;

Sicuramente non è facile pensare adesso in questo momento di crisi a investire sul nostro futuro pensionistico, ma un dato è inesorabile i giovani di oggi saranno gli anziani di domani con più difficoltà economiche di quelli di oggi.
Il consiglio è quello di avvicinarsi al tema previdenziale in età giovanile quando ancora è possibile creare un piano pensionistico di previdenza.